Nel lavoro sociale sviluppiamo ogni giorno progetti individuali, veniamo a contatto con i progetti sociali realizzati per il territorio, valutando quelli più rispondenti alle esigenze delle persone. La progettazione sociale lavora per un determinato contesto sociale, mentre il servizio sociale sviluppa progetti individuali per singoli e nuclei, partendo dalle risorse personali e familiari.
Il progetto sociale secondo la norma UNI 11746:2019 è un intervento sistematico all’interno del quale partecipano più soggetti che hanno l’obiettivo di creare un cambiamento di interesse generale. Il progetto individuale invece riguarda il singolo individuo in relazione al suo contesto relazionale e ambientale.
L’assistente sociale costruisce, insieme alla persona, il progetto all’interno del processo metodologico di aiuto che si esplica in diverse fasi; allo stesso modo la progettazione sociale è costituita da fasi del processo.
Nel processo metodologico del Servizio Sociale la prima fase consiste nell’accoglienza e nell’analisi della domanda, valutando i bisogni della persona (visibili e non visibili), il rapporto fra persona e ambiente (relazionale e fisico) e infine si pianificano le azioni da svolgere per raggiungere insieme il cambiamento desiderato. Il progettista sociale, allo stesso modo, nella fase dell’ideazione analizza i fabbisogni della comunità e attiva i processi partecipativi. Inoltre, così come il progettista in questa fase promuove la rete e gli attori territoriali, l’assistente sociale attiva la rete formale e informale.
Nella fase di progettazione l’assistente sociale identifica gli strumenti per realizzare le azioni condivise con la persona. Il progettista nella fase della pianificazione articola il progetto secondo una sequenza coerente, pianificando attività, tempi e costi; allo stesso modo l’assistente sociale pianifica gli interventi da attuare nella fase successiva.
L’assistente sociale nella fase di attuazione realizza le azioni e gli interventi precedentemente definiti; il progettista sociale nella fase di esecuzione si occupa di gestire il gruppo di progetto, che nel Servizio Sociale si potrebbe identificare nel lavoro d’équipe.
Il progettista gestisce le risorse finanziarie allocate, mentre l’assistente sociale non gestisce direttamente le risorse, ma identifica in quali interventi allocarle.
Dopo un tempo concordato, l’assistente sociale effettua il monitoraggio per verificare se tutto procede come stabilito o se sono necessari aggiustamenti. Nella progettazione sociale si svolge il controllo e monitoraggio del progetto, che consiste nel rimodulare il progetto secondo gli obiettivi prefissati in precedenza.
L’assistente sociale concorda con la persona la conclusione del processo di aiuto nella fase di verifica e chiusura dell’intervento, dove si osservano i cambiamenti e si rivedono gli esiti del progetto. L’obiettivo generale dell’intervento sociale è rendere maggiormente le persone autonome e consapevoli delle loro risorse affinché possano utilizzarle nei momenti di difficoltà. Il progettista sociale, nella fase di chiusura del progetto, valuta l’impatto e i risultati conseguiti in base alla mission e alla vision accordate con l’ente, finalizzate a un’utilità sociale per i beneficiari.
L’analogia maggiore riguardo entrambi gli ambiti è la propensione al cambiamento. Infatti sia il Servizio Sociale che la Progettazione Sociale intendono circoscrivere il cambiamento che si intende produrre, definendo quali risorse utilizzare, quali azioni, come e chi deve compierle ed entro quali tempi.
Così come il progettista sociale presiede e gestisce le fasi del ciclo di vita del progetto, l’assistente sociale svolge il ruolo di case manager, ovvero è il professionista “referente del caso” che si occupa di valutare i bisogni, pianificare risorse e servizi, coordinando i diversi professionisti, garantendo la continuità della presa in carico ed evitando una frammentazione dell’intervento, rendendolo efficace ed economico. Con queste riflessioni aspiriamo a un incontro virtuoso dei due mondi.
4 risposte
Interessante parallelo tra progettazione individuale e progettazione di comunità, entrambi scenari di implementazione del lavoro del professionista sociale e strettamente connessi l’ uno all’altro.
Complimenti all’autrice!
Molto interessante il parallelismo, e soprattutto la focalizzazione su una funzione che, a differenza di tante altre funzioni professionali, si impegna a produrre potere negli altri e relazioni di fiducia . Funzioni (progettista e assistente sociale) che cercano di mettere un argine, spesso invisibile e silenzioso, ad una mitologia del potere impositivo, dell’autoaffermazione e dell’individualismo, mitologia promossa dalla comunicazione di massa, e i cui costi sociali sembrano davvero molto rilevanti. Ogni tanto è bello ricordarci che siamo dalla parte giusta della storia.
Il parallelismo tra le due funzioni può starci anche rispetto alle varie fasi dell’intervento delle due professioni, ma non sono del tutto d’accordo con le premessa che distingue le due professioni perché sembra escludere una parte importante del lavoro dell’assistente sociale, citare e circoscrivere il lavoro dell’assistente sociale solo come progetto individuale e con la rete/contesti di appartenenza sembrerebbe non dare “cittadinanza” al servizio sociale di comunità. Gli studi teorici, il codice deontologico e le pratiche professionali (che insieme con tanti altri colleghi abbiamo cercato di praticare) ci ricordano che il servizio sociale di comunità e la pratica del lavoro di comunità appartiene anche alla nostra professione. Per fare servizio sociale di comunità, è necessario possedere capacità di progettazione sociale e utilizzare questa competenza nell’ambito dei territori di cui ci occupiamo, ma tutto questo, da sempre, è parte integrante della professione di Assistente Sociale. Nei Servizi Sociali buona parte del tempo lavoro degli Assistenti sociali è dedicata al lavoro individuale e alla rete ma credo che si dovrebbe praticare di più il servizio sociale di comunità e promuovere una cultura diversa di questa professione. Da alcuni anni con un gruppo di colleghi abbiamo cercato di promuovere e far conoscere anche questa immagine del Servizio sociale, sarebbe interessante aprire un dibattito e un confronto più ampio dentro la comunità professionale.
Il parallelismo tracciato in questo contributo risulta utile per giungere alla conclusione che il modo di progettare dell’ assistente sociale ha molti punti in comune con il modo del progettista sociale, in fondo entrambi pensano e realizzano attività dopo attenta valutazione dei bisogni al fine di rispondere con azioni efficienti ed efficaci al fine impiegare risorse materiali e immateriali per arrecare benessere, autonomia e affermazioni a singoli e comunità.