Approfitto di questo spazio per condividere questo mio dilemma: la retorica progettuale lascerà mai uno spazio, anche un angolino, al Quadro Logico? Riporto questo dubbio, che personalmente trovo molto stimolante, e che mi sta accompagnando dalla conclusione del VI Corso per Dirigenti e Progettisti sociali. Combatto, con poche armi e poche speranze, una personale lotta continua contro formulari assurdi e commissioni spesso poco competenti….
Condivido allora con altri progettisti questa mia difficoltà: far emergere la logica progettuale, in mezzo a paletti, vincoli, regole, copia e incolla a volte ridicoli, lessici non condivisi, numeri di pagina, numeri di righe, numeri di parole, spazi inclusi-spazi esclusi… Inizio oggi la redazione per un progetto al quale tengo particolarmente: con sfacciataggine e coraggio il Quadro Logico quantomeno questa volta lo cito, all’inizio del progetto. Personalmente penso di correre un rischio con la commissione che valuterà: se la indispettisco alla tredicesima riga, ho chiuso. Ho appena elaborato un artificio che spero permetta di far vedere che una logica progettuale c’è, esiste, pur nel rispetto di quella retorica progettuale, che temo prima o poi porterà tutti a dire le stesse cose, nello stesso modo, con gli stessi schemi, appiattendo del tutto la progettazione, facendo prevalere la forma sui contenuti. Per non parlare poi delle grafiche accattivanti, delle impaginazioni da grafico professionista, delle citazioni ad effetto, delle stampe a tremila colori, dell’impatto emotivo, che ho paura a volte premino più dei contenuti. Butto là queste due riflessioni,in attesa di un workshop sulla pratica testuale, che qualcuno mi ha promesso.
Nel frattempo io continuo a coltivare il mio dubbio. Chiudo -o meglio, lascio aperto!- con una citazione (omaggio al Presidente di Apis):
La verità non vuol altro dio all’infuori di sé. La fede nella verità comincia con il dubbio in tutte le «verità» credute sino a quel momento. (Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano)
Mariella Possanza